C’era una volta una terrazza con tante piante colorate e una nonna che esaudiva tutti i desideri di un bambino.

Quel bambino ero io e quella terrazza piena di piante e fiori era il mio campo di battaglia: soldatini, pallone e la gomma dell’acqua. Quanto mi divertivo a dare da bere alle mie amiche verdi e quanto mi sopportavano loro quando, con il pallone, le rompevo e, zitto zitto, prendevo quei rametti e li ripiantavo nel terriccio.

E che stupore quando quei rametti riprendevano vita… Avevo fatto, senza saperlo, le mie prime talee.

La PASSIONE prendeva vita, divampando e costringendo la nonna a portare in quella terrazza sacchetti di erba tagliata e tanti rametti da ripiantare. Mi piaceva giocare al Giardiniere.

I miei primi esperimenti di giardinaggio erano questi: un sottovaso, del cotone idrofilo e le prove di germinazione.

A 13 anni fu facile scegliere la scuola superiore. Sono diventato, così, Perito Agrario e, poco dopo, ho superato l’esame per l’iscrizione all’Albo. La vita di studio, però, soffocava la fiamma della passione che ardeva in me, quindi vent’anni fa ho preso una decisione:

Lo studio non si è mai fermato, perché il mondo si evolve e quello che era giusto ieri potrebbe non esserlo domani; formazione sul campo, progetti pensati, errori fatti, prove e confronti con colleghi cercando di “rubare” il mestiere dai più anziani.

Sempre con lo stesso obiettivo: che l’estetica si faccia etica.

Un bel giardino, integrato nell’ambiente in cui è inserito, è un giardino che dovrà soltanto essere ammirato.